Il Sudafrica vince i Mondiali di rugby battendo in finale la Nuova Zelanda per 12-11.

È un’altra Coppa del Mondo, la quarta su dieci edizioni e otto tentativi, ed è bellissima perché a un certo punto è sembrata irraggiungibile, destinata agli avversari. Con un uomo in più per il rosso al capitano neozelandese Sam Cane dopo 29 minuti, gli Springboks hanno perso il controllo e il dominio di una battaglia che avevano dato l’impressione di poter controllare. Gli All Blacks, splendidi, tenevano l’iniziativa per tutto il secondo tempo, segnavano una meta, l’unica della partita, con Beauden Barrett, il Messi del rugby. I sudafricani non avevano mai la palla ma hanno saputo resistere, respingere gli assalti sempre più disperati con il passare dei minuti e quella meta agli All Blacks non è bastata.

È finita 12-11 per gli Springboks che dopo appena due minuti perdevano Bongi Mbonambi. Sospettato sabato scorso d’aver rivolto un insulto razzista all’inglese Tom Curry, ha rischiato di non giocare la finale. La squalifica non è arrivata, l’infortunio sì. Fuori Mbonambi, messo k.o. da Shannon Frizell, gli Springboks si ritrovavano senza tallonatore, l’uomo responsabile dei lanci nelle rimesse laterali, e dovevano arrangiarsi. La superiorità numerica era un aiuto, la difesa inossidabile un altro, decisivo. Reggevano il ritmo imposto dai neozelandesi senza correre troppi rischi e colpivano ogni volta che potevano. Ci pensava Handré Pollard, l’uomo di ghiaccio che anche sabato non ha sbagliato un calcio a differenza di Richie Mo’unga e Jordie Barrett che di punti sul campo ne hanno lasciati cinque. Troppi per una partita così equilibrata, feroce.

Non è stata una finale luccicante. Non passerà alla storia per la sua bellezzaMa è stato un combattimento intensissimo. Fare anche il gesto più semplice era un gioco di prestigio per la pressione terribile delle difese. Un rugby più adatto agli Springboks che alla fine sono stati premiati per un punto. Come contro la Francia, come contro l’Inghilterra. Ci vuole anche fortuna per vincere sempre partite tanto equilibrate, e ci vogliono altre qualità: spirito di squadra, capacità di resistere. Cose da Springboks.

Di NICOLA

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